Nuovi materiali per il design

Negli ultimi decenni la ricerca attorno alla produzione di materiali sempre più compatibili con una filiera sostenibile e circolare si è concentrata sulla valorizzazione di risorse comuni, disponibili e spesso provenienti dall’universo della natura o dalla dismissione di altri beni di consumo.
L’esigenza è quella, infatti, di chiudere il cerchio, restituendo al pianeta, ai territori e alle catene di approvvigionamento tanto quanto – o addirittura, di più – di quanto si prelevi.

La scelta di uno o più materiali indispensabili a rendere funzionale un prodotto si ripercuote drasticamente sulla sua sostenibilità: influisce su come si estraggono le risorse primarie, ma anche sulle lavorazioni richieste per la loro trasformazione – dai trattamenti chimici, alla quantità di acqua o energia necessaria nel processo -, fino a determinare cosa succede ad un oggetto alla fine della sua vita. Quella di determinare con quale materiale realizzare un prodotto – anche se è solo una delle tante fasi della progettazione che lo possono rendere più o meno sostenibile – è quindi una decisione delicata e cruciale, che tiene conto di molti diversi aspetti prestazionali e di, ormai, un ampissimo ventaglio di opzioni disponibili.

Per materiali bio-based si intende una famiglia di materiali il cui componente principale deriva dal mondo dei viventi, solitamente vegetali, o da agenti come funghi, batteri ed enzimi. Con queste tipologie di materiali si possono produrre soprattutto polimeri o fibre, dando vita a filati, carte, mattoni, pannelli o diversi tipi di plastiche, da lavorare secondo la loro tipologia di appartenenza. Uno dei pregi dei materiali bio-based è che di solito sono scalabili industrialmente, hanno costi ridotti e si possono produrre praticamente ovunque – aiutando ad abbattere costi e impatti anche dei trasporti a lunghe distanze. Non sempre sono compatibili con le richieste di standardizzazione o con alcuni requisiti di sicurezza, performance, durata o funzionalità, ma consentono di trovare soluzioni che mettono la circolarità al centro della strategia di progetto.

Dalle plastiche al legno, passando per alluminio, fibre tessili e vetro, la gamma di materiali che si possono ottenere trasformando scarti, rifiuti e altri oggetti dismessi è più ampia di quanto fosse fino a pochissimi anni fa. Un ottimo esempio è quello della produzione dei pannelli in high, low o medium density fiber, in cui viene impiegato gran parte del rifiuto della filiera del legno, che viene assorbito e reintrodotto nel ciclo produttivo. Anche il riciclo delle plastiche – seppur molto più complesso chimicamente – ha portato a sperimentazioni che negli anni recenti hanno dato vita a prodotti sempre più raffinati e resistenti come sedie, arredi da outdoor o tessuti tecnici sintetici ad alte prestazioni.

Le tecnologie legate allo sviluppo dei nanomateriali si concentra sulla ricerca attorno al miglioramento delle prestazioni di materiali più comuni tramite trasformazioni di natura soprattutto meccanica. Le recenti sperimentazioni sul legno che hanno dato vita, per esempio, a casi notevoli come il legno trasparente, il super-wood, o al legno superblack. In tutti questi casi la struttura cellulare della materia di partenza viene sostanzialmente modificata per dar vita a materiali rispondenti a precise esigenze in termini strutturali, di leggerezza, di reazione alla luce o di comportamento rispetto agli agenti atmosferici.

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