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La sostenibilità ambientale nella design economy 

21 Giugno 2024

Cosa emerge dal Rapporto Design Economy 2024 sul fronte della transizione ecologica? Competenze consolidate, sperimentali o da integrare tra le esperienze delle imprese del settore

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Ogni anno Symbola, POLI.design, Deloitte Private e ADI – in in collaborazione con Comieco, AlmaLaurea e CUID – redigono il Rapporto Design Economy, ricerca pubblicata con I Quaderni di Symbola e dedicata al comparto del design nelle sue articolazioni, fornendo dati e approfondimenti su nuove competenze e trend.

“Con oltre 270mila imprese, 330mila addetti e un fatturato del 2022 di 28,6 miliardi di euro in crescita del 14,4% rispetto al 2021, il design rappresenta un asset dell’industria europea. Da anni l’Italia vanta un ruolo di primo piano nella UE a 27 con riferimento a tutti gli indicatori, dalla numerosità di operatori e addetti al valore delle vendite, al valore aggiunto generato. Nello specifico, con il 19,7% degli addetti e il 22,3% del fatturato complessivi, il nostro Paese si conferma primo tra i 27 stati aderenti all’Unione, con una crescita del fatturato tra il 2021 e il 2022 quasi doppia rispetto la media comunitaria” si legge nell’apertura del documento, firmata da Ermete Realacci (Presidente Fondazione Symbola), Ernesto Lanzillo (Deloitte Private Leader), Cabirio Cautela (CEO POLI.design) e Luciano Galimberti (Presidente ADI).

I FOCUS DELLA RICERCA

Quest’anno parte della ricerca si focalizza sulle pratiche del design che guardano alla transizione digitale e all’inclusione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi e progettuali, all’interno di una disciplina votata per definizione all’innovazione. Il design gioca un ruolo cruciale, infatti, nell’innovazione di prodotto o servizio, processo e approccio al mercato, e l’introduzione di nuove tecnologie è pertanto sia driver sia acceleratore di cambiamenti sensibili nel comparto.

Ma è quella ambientale ancora la sfida principale per le aziende, che si trovano ad affrontare i cambiamenti che richiede la transizione ecologica solamente intervenendo in maniera massiva sui processi interni ed esterni alle loro governance d’impresa. Così, nell’indagine di Symbola, sono stati approfonditi anche i livelli di competenza e conoscenza di pratiche del design finalizzate al miglioramento della sostenibilità ambientale di tutti gli step del ciclo di vita di un prodotto o di un servizio. “L’opinione circa il livello di competenza sulla sostenibilità ambientale evidenzia valori medio-alti per la totalità degli operatori (88,0% in crescita rispetto all’86,9% del precedente rapporto), con un picco del 96,4% per le imprese oltre 10 addetti. A conferma del rilievo del tema, interrogati in merito a quanto nei progetti in corso fossero importanti gli aspetti di sostenibilità ambientale, sia i progettisti sia le imprese hanno risposto con quote molto elevate (mediamente 74,8%) con ‘molto’ o ‘abbastanza’.”

LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Al primo posto tra le competenze già integrate nella maggior parte delle imprese tra le strategie per implementare la sostenibilità ambientale, vi è quella del design per la durabilità (32,1%). Integrando quindi nelle fasi progettuali e processuali accorgimenti che guardino a questa strategia, è possibile estendere il ciclo di vita dei prodotti, implementando di conseguenza anche soluzioni che tengono conto anche dei principi di disassemblabilità, standardizzazione, riparabilità, riutilizzabilità.

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Nel 25,2 % dei casi, al secondo posto, si posizionano invece le pratiche di design che si rivolgono al sistema della comunicazione, che si fanno carico di tradurre, interpretare e rendere accessibili le informazioni sulle tematiche della sostenibilità.
“C’è poi il design per il disassemblaggio (21,8%), legato alla conoscenza di soluzioni e sistemi di connessione riversibili, che permettano la separazione di tutti i componenti per le diverse tipologie di materiali al fine di favorire il processo di riparabilità, recupero e riciclo; predisposizione di guide di supporto all’utente. Segue il design per il riciclo (21,2%), che richiama competenze necessarie a rimuovere qualsiasi barriera al processo di riciclo, come l’eccessiva quantità dei materiali impiegati tendendo, ove possibile, alla mono materialità, all’impiego di materiali facilmente riciclabili e rigenerati e soluzioni che permettano la separabilità dei materiali.”

Un aspetto molto interessante evidenziato poi dalla ricerca sulla Design Economy 2024, è che inizia a emergere tra le aziende l’esigenza di integrare nei prossimi 3 anni indicazioni più consistenti riguardanti il design comportamentale (56,4%), “per il quale occorrono competenze legate alla capacità di accompagnare le persone per favorire l’adozione di pratiche sostenibili attraverso sistemi che comunicano, ingaggiano, formano e allenano a nuovi comportamenti nelle diverse scale della vita delle persone, e il design per la rigenerazione (54,2%) che prevede competenze necessarie a sviluppare prodotti o servizi a partire da prodotti o loro parti a fine utilizzo o scarti di processo per lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi con stessa funzione o diversa, o alla progettazione di prodotti o servizi modulari per favorire il riutilizzo di loro parti.”

L’intera ricerca è consultabile a questa pagina.